Due chiacchiere con Nicola Akele

Ieri sera Nicola Akele è stato \”intervistato\” in una diretta Instagram direttamente dai tifosi biancoblù che lo hanno riempito di domande e curiosità, partecipando anche live alla conversazione per un \”face to face\” virtuale.

\”Come sta andando la quarantena? Mi annoio un po\’ ma sono in salute, questa è la cosa più importante. Sono nel mio appartamento a Cremona e cerco di tenermi impegnato in qualche modo. Ho appena finito di guardare la seconda stagione di \’Powers\’, mi è piaciuta molto; inizierò  \’La casa di carta\’ che so che è molto in voga, ne stanno parlando tutti. Leggo molti libri, sto finendo \’La mattina dopo\’ di Mario Calabresi. Poi passo parecchio tempo sui social, cosa che prima facevo poco. Faccio puzzle, ascolto musica e mi tengo in forma: tutti a casa abbiamo degli attrezzi da palestra con cui possiamo allenarci.

Ho iniziato a giocare a sei anni, inizialmente facevo anche calcio ma poi mi sono dedicato esclusivamente al basket perché mi ha rubato il cuore. In casa prendo di mira con una pallina da tennis o di carta tutto quello che possa assomigliare minimamente ad un canestro. Mimo le azioni, la meccanica di tiro. Mi sto specializzando.

Speriamo che si possa tornare a giocare a pallacanestro il prima possibile, che vorrebbe dire che le cose stanno andando decisamente meglio; ora bisogna solo aspettare e rispettare le regole.

A tal proposito, ci tengo a salutare il presidente Aldo Vanoli che è stato in ospedale e spero che possa recuperare al massimo e in fretta. Lui per noi giocatori è una figura fondamentale. Gli mando un abbraccio virtuale in attesa di poterlo fare realmente.

Il PalaRadi mi manca molto, così come i tifosi: quando iniziano a cantare \’Dai Cremona\’ mi esaltano, è un coro che mi gasa tantissimo. Mi mancano tutti, loro, gli abbracci, i sorrisi.

Mi manca anche il riso e fagioli che prepara mia mamma, è il mio piatto preferito. Sono nato in Italia ma ho origini congolesi, i miei nonni abitano in Congo, ci sono stato solo una volta e non li vedo da tanto tempo. I miei genitori sono venuti in Italia trent\’anni fa in cerca di fortuna. Quando tutto sarà finito vorrei tornare in Africa per riscoprire le miei origini\”.